Arazzeria del San Michele

Il complesso del San Michele, oltre che luogo di ricovero, è stato sede di fiorenti attività artigianali dalla sua istituzione fino al 1870.
Nei primi anni di attività dell’Istituto i giovani apprendevano vari mestieri in laboratori di falegnameria, di rilegatura, di calzature, di cordami.
Il lanificio, istituito nel 1703, è la prima struttura basata su criteri professionali e si avvale soprattutto del lavoro dei detenuti nella Casa di Correzione.

Più tardi nascono un’arazzeria, una stamperia ed una scuola per le arti liberali.
Per garantire la commercializzazione dei prodotti artigianali del San Michele, lo Stato Pontificio adotta un sistema di monopolio, come nel caso del lanificio che, unico, provvede al rifornimento dell’esercito e della Camera Apostolica.
Il suo sviluppo è tale che il personale interno alla fabbrica, nel corso del ‘700, non è più sufficiente a far fronte alla domanda e si deve ricorrere al reclutamento di personale esterno all’Ospizio.

L’attività di maggior rilievo, però, nella storia del San Michele rimane la tessitura degli arazzi.
Personalità di spicco sono chiamate alla guida della Scuola da cui escono maestranze altamente qualificate.

Il progetto di formare un’arazzeria di Stato, perseguito da diversi pontefici: Giulio II della Rovere, Leone X, Clemente VII Medici e da Paolo IV Carafa fino ad Urbano VIII non si realizza se non con Clemente XI Albani. A lui si deve la fondazione dell’unica arazzeria dello stato pontificio che, assunto come marchio di fabbrica l’insegna di San Michele Arcangelo, sviluppa un programma ideologico coerente con la linea istituzionale e pedagogica, che aveva trasformato il San Michele nella sede di scuole professionali e d’arte. L’arazzeria, produttrice di manufatti commerciabili e di alta qualità estetica, acquista un’autonomia maggiore rispetto alle altre scuole.

Vincolata alla committenza dei pontefici, alle dirette dipendenze dei quali sono lavoranti stipendiati a differenza delle altre maestranze attive nell’Ospizio, l’arazzeria segue scelte stilistiche e iconografiche che dipendono dall’esigenza del pontefice di utilizzare gli arazzi come dono a delegazioni straniere o per le legazioni papali inviate all’estero. Alla fine del ‘700, inoltre, inizia la riproduzione degli antichi arazzi, per impedirne il deterioramento con la frequente esposizione nelle cerimonie liturgiche. Lo straordinario successo dei prodotti dell’Arazzeria induce la Francia, nel periodo dell’occupazione, a far chiudere la manifattura per eliminare la concorrenza alla produzione parigina dei Gobelins.

L’ambiente più scenografico dell’odierno complesso monumentale è costituito dalla Sala dello Stenditoio, funzionale in origine all’Arazzeria. Qui venivano stesi, per far fissare i colori, gli arazzi realizzati dalla manifattura di Stato.

La spazialità dello Stenditoio ripete le planimetria della chiesa, la stessa maestosità ulteriormente sottolineata dalla suggestiva copertura lignea, formata da una singolare capriata “a ombrello”.

Ultimo aggiornamento

9 Novembre 2023, 13:40